02 gennaio 2013

Resoconto chiamata a raccolto 2012 e.. Arte


Abbiamo partecipato con entusiasmo a "chiamata a raccolto", esponendo una collezione di fagioli che sono Presidi SlowFood, insieme ad altri provenienti da varie parti di Europa. Volevamo testimoniare la varietà che esiste, sia tra i tipi riconosciuti più di pregio che tra altri meno conosciuti e gradevoli: almeno dal punto di vista estetico, dato che non abbiamo potuto fare degustazioni.
Ovviamente erano in mostra anche i Gialét, insieme ad alcune varianti "imbastardite" che sappiamo a volte capitano: questo a far toccare con mano cosa vuol dire "variabilità naturale", stabilità di una varietà, rischio di erosione genetica.

Titolo dell'opera: SEMI-NATIVO


Sono intercorsi tanti scambi vegetali e umani; ecco cosa ci ha inviato l'artista Giorgio Vazza, dell'opera realizzata anche con i gialét donati in occasione di questa giornata di scambio di sementi.
  
L'installazione  rimarrà visibile a Vittorio Veneto presso il Borgo San Michele Salsa fino al 6 gennaio.
I visitatori hanno la possibilità di prendere i semi per poterli piantare o scambiare a loro volta, e a questo proposito è necessaria una responsabile cautela.

Nel ringraziarlo, augurandoci che attraverso l'ammirazione che suscita la sua installazione aiuti a sensibilizzare sull'importanza di semi il più possibile vari e diversi, che co-evolvano con il clima e le microsituazioni locali, gli abbiamo ricordato  quello che già era stato ampiamente specificato a "chiamata a raccolto":

I semi di Gialét di quest'anno sono quasi certamente affetti da un virus della pianta, tragico per gli effetti sulla coltivazione anche se del tutto innocuo ai fini alimentari sui semi che le poche piante sopravvissute riescono a produrre (fortunatamente piante e umani hanno caratteristiche di suscettibilità diverse).
La situazione è comune agli altri fagioli della Val Belluna raccolti nel 2012, è pertanto opportuno specificarlo, riservando la bella pratica della semina in proprio a semi sani, dai quali crescano piante che emozionino nell'osservarne lo sviluppo senza diffondere patologie impossibili da curare e costosissime da estirpare dal territorio una volta insediate.

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